Il cervello…del cuore!

Il cervello non è differente rispetto agli altri organi, spesso tendiamo a mitizzare questo organo che in realtà funziona esattamente come gli altri e questo in natura è evidente infatti i rettili non hanno un cervello sviluppato come il nostro e vivono senza problemi.

La prima volta che la parola cervello compare nella nostra storia fu all’epoca degli egizi (3000 a.C), su un papiro casualmente acquistato e tradotto da un archeologo che trovò un geroglifico che stava ad indicare proprio la parola “cervello” descritto come sostanza gelatinosa molle che fuoriusciva dai crani danneggiati di alcuni lavoratori.

Gli Egizi non danno grande importanza al cervello infatti durante la mummificazione  estraggono dal naso il cervello e lasciano il cuore poiché ritenevano che l’anima e la mente fosse all’interno del cuore.

Lo stesso concetto viene ripreso da Aristotele con la sua visione cardiocentrica, il cervello quindi negli anni passati non ha assunto quella nobiltà d’organo che in qualche modo si pensa che abbia sempre avuto.

Sono passati parecchi anni prima che si pensasse che il cervello racchiudesse quelle che definiamo le funzioni superiori e oggi?

Oggi le neuroscienze ci confermano il concetto che gli antichi ci hanno tramandato e cioè che il centro direzionale della nostra vita non è né la corteccia cerebrale e né i lobi frontali che sono la parte più evoluta ma è un centro neurologico situato nel cuore: 40000 neuroni che svolgono una funzione simile a quella di un’orchestra.

Questo vuol dire che se il cuore, i neuroni del cuore e in generale la struttura cardiaca guida la mente umana e il corpo umano allora si sviluppa al nostro interno COERENZA.

L’essere umano attraversa dunque varie tappe dello sviluppo del sistema nervoso.

La prima tappa è caratterizzata dal momento in cui è guidato dal sistema emozionale e quindi dall’amigdala (sistema di risposta automatica, stimolo-risposta).

Seconda tappa o livello è caratterizzata dalla corteccia che sviluppandosi comincia a modulare l’amigdala ma spesso l’amigdala prende il sopravvento e torna a reagire meccanicamente.

La terza tappa è quella in cui i lobi frontali prendono il sopravvento sulla nostra neurologia e quindi controllano le reazioni meccaniche dell’amigdala. Questo è il punto d’arrivo dell’uomo civilizzato, che non tutti comunque raggiungono perché spesso ancora molti sono preda di emozioni che ancora non controllano.

Le neuroscienze oggi ci dicono che questa terza tappa ancora non corrisponde ad uno stadio di ESSERE UMANO completo. Non è ancora uno stadio di pieno sviluppo.

Per poter raggiungere il pieno sviluppo è necessario raggiungere una quarta tappa in cui il cuore dirige la personalità, la corteccia ha il compito di eseguire e coordinare e infine le emozioni saranno modulate dal pensiero.

Nei primi due stadi o tappe abbiamo continuamente conflitti e sofferenze, nel terzo stadio i conflitti iniziano ad essere risolti da una forza che li direziona verso l’alto per scioglierli, ma soltanto nel quarto stadio abbiamo la coerenza interiore.

Ecco che nel momento in cui siamo diretti dal centro del cuore riusciremo ad uscire dai nostri conflitti interni e esterni.

HeartMath Institute-Usare il cervello del cuore (Annie Marquier)

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Sarah Pflug di
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Il problema di chi é?

Spesso mi capita di sentire: “ Devo parlarti di un mio problema”.

Siamo convinti che i problemi siano solo nostri, come se avessimo l’esclusiva e non l’avesse nessun altro.

Spesso il vero problema è l’idea di essere soli e separati. Se ho problemi di ansia e mi isolo l’ansia crescerà o diminuirà?

Se perdo il lavoro e mi isolo avrò più o meno possibilità di riprendere a lavorare?

Se mi ammalo e credo che la malattia riguardi solo me chiudendomi agli altri, guarirò più o meno velocemente?

Oggi viviamo in un mondo che genera continua separazione e scissione di ogni forma di comunità, collaborazione e aiuto.

L’individualismo, cioè il pensare a sé come individui separati è una malattia.

Ogni problema già come lo formuliamo linguisticamente si può trasformare per capire quale sia il vero problema.

Perché noi crediamo di avere un problema ma in realtà ne abbiamo un altro che ci accomuna tutti quanti.

Aristotele definiva l’uomo come zoon politikon cioè socievole, comunitario perché la genesi dell’essere umano è il gruppo, in molte società i figli erano del gruppo non solo dei genitori biologici.

A volte i genitori potevano essere malati o inadeguati ma la comunità aveva funzione di accoglienza e supporto.

Freud diceva che l’amore è desiderio di cibo soddisfatto, l’amore è odio per i fratelli mascherato, il bambino nasce narcisista, ma oggi la scienza dimostra l’opposto perché il bambino nasce predisposto alla relazione.

Purtroppo questa conoscenza non è abbastanza diffusa, non siamo predisposti ad una cultura collaborativa di unione comprensione e condivisione bensì paura, separazione e giudizio che non segue il naturale sviluppo del nostro cervello.

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Nicole De Khors di
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