Esistono due modi di reagire alla paura : cercare il potere e il controllo (mi armo e cerco un sistema per proteggermi), oppure ne comprendo a fondo l’origine.
Proviamo paura di ciò che non conosciamo e dunque comprenderne a fondo le origini ci consentirebbe potenzialmente di sciogliere le nostre paure e dunque sembrerebbe il comportamento più logico.
Perché allora spesso preferiamo non guardare? Preferiamo evitare e difenderci piuttosto che fermarci a ragionare.
In questo modo alimentiamo il sentimento di paura e sofferenza e spesso crediamo di soffrire di meno se condividiamo il nostro malessere (mal comune mezzo gaudio!).
Parlare di un argomento che genera ansia e preoccupazione non fa che rinforzarlo e richiamando continuamente il pensiero alla nostra mente.
La paura ci rende ottusi, non può esistere vera intelligenza se diamo spazio alla paura.
Questo è un concetto dimostrato dalla neurologia perché la paura ci mette in uno stato di difesa, lo stato di difesa disattiva tutte le parti del cervello utili alla creazione ed entriamo in un sistema di attacco-fuga che ci rende meccanici e fa si che le nostre reazioni siano estremamente semplici: tu attacchi e io reagisco.
La paura è un agente che sviluppa un’ottusità che se protratta nel tempo può diventare molto grande.
Pensi ancora che sia utile scappare? Farsi tormentare dai pensieri senza riflettere sulla loro origine? Credi ancora che sia strategico tenersi impegnati “così non ci penso” oppure alimentare con la lamentela?
Quanto ci costa credere di non aver tempo di fermarci un attimo? Quali risultati ci porta continuare a correre e comportarci meccanicamente invece di utilizzare l’intelligenza che ci caratterizza?
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Dave Salter di
Burst