Ho passato gran parte della mia vita sotto gli occhi degli altri.
Passare inosservata non è mai stata una delle mie qualità. Fin dai primi anni dell’asilo svettavo tra le testoline dei miei compagni.
Quando nasci lunga è difficile anche giocare a nascondino, alla fine i nascondigli migliori che non ti tradiscono mai restano gli alberi, gli immobili, affidabili e silenziosi alberi.
Ma che cosa accade quando attiri gli sguardi degli altri? Gli occhi sono puntati su di te e che cosa accade dietro le quinte?
Sperimenti una spinta forte a voler essere perfetta.
Ti preoccupi di come ti muovi, di cosa stai dicendo, di come lo stai dicendo.
La mente si affolla di pensieri : Sarò abbastanza brava? Piacerò abbastanza? Sarò al loro livello?
E così inizia la corsa della vita. Correre, correre, correre per inseguire qualcosa che si allontana sempre vivendo a braccetto con la sensazione di non essere mai abbastanza.
La sensazione di non essere abbastanza si trasforma in un pensiero costante che negli anni diventa la mia realtà. Non esiste alternativa.
Fino a che un giorno una domanda mi bloccò davanti allo specchio.
Gli occhi stanchi fissavano quell’immagine riflessa.
Perché lo fai? Mi chiesi. La mia prima risposta decisa fu: per me!
Ne sei assolutamente certa? La risposta non arrivò subito. Da quel silenzio emerse un NO.
Allora perché lo fai? Per GLI ALTRI.
Gli altri. Questa risposta arrivò come una scossa che fece scattare in me un interruttore.
Capii che gran parte del mio stress, della mia inadeguatezza derivava dal vivere mentalmente nei pensieri degli altri e fuori da me.
E allora chi si occupava di me? Io dove ero finita? Ebbi un senso di vuoto indescrivibile.
Davanti a quello specchio improvvisamente realizzai che ciò che fino ad allora avevo tenuto davanti ai miei occhi non erano i miei desideri, i miei risultati ed obiettivi ma era altro che non aveva nulla a che fare con me.
Così ho soffiato via tutto ciò che non ero io. Mi sono tirata su le maniche e ho iniziato a conoscere il mio mondo, quello che per anni avevo creduto difettoso.
Ho dovuto eliminare, anche se a volte ci casco ancora a adesso, il giudizio per poter conoscere. Tutte le volte che giudichi non ti dai il permesso di conoscere all’esterno ma soprattutto all’interno di te.
Ho imparato a fare amicizia con ciò che temevo di più: la mia imperfezione.
Ho scoperto che il fatto di non piacere agli altri è una certezza e non una paura.
Ho voluto provare l’ebbrezza di sbagliare concedendomi ben quattro errori al giorno e indovina un po’… ho scoperto che posso rimediare sempre!
Sono emerse le mie capacità e caratteristiche perché quando ti permetti di sbagliare non resti cristallizzata ma ti muovi, cadi, ti rialzi, sperimenti.
Ho imparato che a sostenere “l’immagine perfetta” fai una fatica incredibile e ti perdi l’amore.
Continuo ad arricchire me stessa smettendo di cercare di completarmi.
Ogni incontro è uno scambio allo stesso livello e il giudizio che temevo da parte degli altri in realtà era al mio interno.
Ogni giorno mi concedo la possibilità di compiere piccoli passi nella mia grande imperfezione.
Tutto parte sempre da noi, è giunto il momento di dirtelo.
E tu quando sei meravigliosamente imperfetta?